
“La vita mi procura molte sofferenze. Quelli che non hanno mai provato niente, non possono cantare”.
Enrico Caruso (Napoli, 25 febbraio 1873 – Napoli, 2 agosto 1921) tenore italiano.
Dalla critica e dagli amatori è considerato per carisma e temperamento tra i più grandi tenori di fama mondiale. La leggenda di Caruso è incominciata molto prima della sua morte con la risonanza generosa del pubblico americano, alimentata dalla forte e appassionata componente italiana, che egli volle e seppe interpretare con l'immediatezza sincera e il talento della migliore lega partenopea. Il Tenore fu in tutto e per tutto un italiano d'America, fin negli atteggiamenti più quotidiani. L'allegria, il sentimento, la passione - la nostalgia, soprattutto - avevano nella sua voce l'autenticità di valori popolari, indipendentemente dalla qualità dei testi musicali: popolari anch'essi, con ampie tangenze borghesi. Opere a parte, il suo repertorio di canzoni e romanze era rimasto quello dell'antico posteggiatore; solo più vasto, con variegature cosmopolite, esotiche. Persino il patriottismo delle canzoni del tempo di guerra non ha nulla di ambiguo: è retorica sana. Nel mondo Caruso fu mito italiano.
Alla base, c'è la realtà concreta di una voce unica, classica e inconfondibile, retta da un professionismo che ha saputo essere all'altezza del dono naturale.
la Vita di Caruso
Enrico Caruso nasce a Napoli
il 25 febbraio 1873nel quartiere di San Carlo all’Arena, in via Santi Giovanni e Paolo 7, da genitori originari di Piedimonte d’Alife (rinominato, nel 1970, Piedimonte Matese). Il padre, Marcellino Caruso (1840–1908), è un operaio metalmeccanico, mentre la madre, Anna Baldini (1838–1888), una donna delle pulizie.A soli dieci anni lavora in fonderia
ma determinante per la sua formazione è la frequentazione del coro dell’oratorio di don Giuseppe Bronzetti, cui seguono le prime nozioni di canto dai maestri Schirardi e De Lutio, mentre si arrangia a guadagnare qualcosa esibendosi come “posteggiatore” negli stabilimenti balneari napoletani.A ventidue anni, nel 1895, debutta in Cavalleria rusticana a Caserta
ma ancora per diversi anni la sua carriera stenta a decollare, soprattutto per i problemi che incontrava nel registro acuto. La bellissima voce tuttavia lo fa approdare a Milano: è il primo interprete de L’Arlesiana di Francesco Cilea mentre Umberto Giordano lo vuole nel ruolo di Loris nella prima esecuzione assoluta di Fedora al Teatro Lirico.A Pietroburgo e a Buenos Aires
il giovane napoletano si lancia in ruoli “spinti” come Radamès di Aida e Mario di Tosca; eppure in quel periodo il suo maggior trionfo alla Scala lo ha con Elisir d’amore.Al Costanzi di Roma, nel difficilissimo ruolo
di Jor-Osaka in Irissorprende Pietro Mascagni e tutto il pubblico per la perfetta fusione di dolcezza elegiaca e di fraseggio teso e squillante. Seguono poi tournée in Russia, a Lisbona, Roma, Montecarlo e al Covent Garden di Londra dove interpreta il Rigoletto di Giuseppe Verdi.Nel dicembre 1900 Caruso
canta nuovamente alla Scalain occasione della ripresa di La Bohème, serata inaugurale della stagione lirica, diretta da Arturo Toscanini e, nel 1901 a Napoli al Teatro San Carlo. Le cronache del 31 dicembre 1901 e del 5 gennaio 1902 su Il Pungolo, il quotidiano che seguiva la vita teatrale di Napoli, riportano non l’insuccesso ma ‘emozione del tenore nel primo atto, rotta dagli applausi sempre crescenti fino alla richiesta del bis. E ancor meglio andarono le repliche. Sempre nel 1901 interpreta Florindo nella première nel Teatro alla Scala di Milano di Le maschere di Pietro Mascagni diretto da Arturo Toscanini, e il duca di Mantova nella ripresa nel Teatro Comunale di Bologna di Rigoletto di Giuseppe Verdi.L’11 aprile del 1902 a Milano,
Caruso incide dieci dischicon arie d’opera per conto della casa discografica inglese Gramophone & Typewriter Company. E’ il primo a cimentarsi con grande successo nella nuova tecnologia, sarà il primo artista nella storia a vendere più di un milione di dischi con l’aria Vesti la giubba dall’opera Pagliacci, incisa negli Stati Uniti nel 1904 e 1907 per l’etichetta Victor. Il singolo della Victor nella versione di Caruso è premiato con il Grammy Hall of Fame Award 1975.A novembre del 1903 si reca negli Stati Uniti
con la sua compagna il soprano Ada Botti Giachetti. Dalla loro relazione, durata undici anni, nascono due figli: Rodolfo (1898–1951) ed Enrico junior (1904–1987)Firma un contratto
con il Metropolitan di New Yorkil debutto, il 23 novembre, lo vede interprete del duca di Mantova nella ripresa di Rigoletto. Il pubblico è in delirio e gli chiede di bissare La donna è mobile.Diventa in breve tempo l’idolo della Metropolitan Opera House
interpretando Radamès in Aida, Cavaradossi in Tosca, Rodolfo in La bohème, Canio in Pagliacci e Alfredo in La traviata, Edgardo in Lucia di Lammermoor e Nemorino in L’elisir d’amore, Enzo In La Gioconda, Gennaro nella Lucrezia Borgia, Riccardo in Un ballo in maschera.Nel maggio 1905 è chiamato a Parigi
per la prima rappresentazione nel Théâtre Sarah-Bernhardt di Parigi di Fedora di Umberto Giordano, con Lina Cavalieri.Al Metropolitan nel 1905
in novembre fu Fernando in La Favoritain dicembre Elvino in La sonnambula; nel 1906 in gennaio Faust nell’opera omonima; in febbraio Lionel in Martha, bissando M’appari e Don José in Carmen; in dicembre il Conte Loris Ipanov in Fedora, sempre con Lina Cavalieri: visto l’entusiasmo del pubblico al termine del II atto, Enrico Caruso e Lina Cavalieri ne bissarono la scena finale.Nel gennaio 1907 interpreta Maurice
nella prima rappresentazione alla French Opera House di New Orleans di Adriana Lecouvreur, con Lina Cavalieri; al Metropolitan, Vasco de Gama in L’Africaine e Des Grieux in Manon Lescaut con Lina Cavalieri; ancora al Met in febbraio fu Pinkerton in Madama Butterfly; in novembre Maurizio in Adriana Lecouvreur con Lina Cavalieri; in dicembre Osaka in Iris; nel marzo 1908, Manrico in Il trovatore; e in dicembre Turiddu in Cavalleria rusticana, diretto da Toscanini. La gloria di Enrico Caruso è legata alle sue fenomenali esibizioni nelle Americhe – del Nord, del centro e del Sud, e in Germania e Francia; paesi che nel la sua voce videro la più perfetta incarnazione del tenore del nuovo secolo. La sua versione registrata di Celeste Aida nel 1908 sarà premiata con il Grammy Hall of Fame Award 1993. Si concederà anche esperienze d’attore, interpretando due film come protagonista: My Cousin e The Splendid Romance.Nel 1909 Caruso incide una serie
di ventidue canzoni napoletanee, nello stesso anno, viene operato per una laringite ipertrofica, intervento che sul momento non compromise la sua carriera, tanto da consentirgli di continuare le sue tournée per il mondo, senza trascurare recite per beneficenza durante il periodo della guerra.A novembre del 1910 è Rinaldo
nella prima rappresentazione di Armide di Christoph Willibald Gluck, al Metropolitan Opera House di New York, diretto da Arturo Toscanini.Il 10 dicembre interpreta Dick Johnson
nella première di La fanciulla del West di Giacomo Puccini.Il 28 agosto del 1918 sposa Dorothy Benjamin (1893–1955)
dalla quale ha una figlia, Gloria (1919–1999).Nel 1920, dopo una lunga tournée in Nord America, la sua salute peggiora
L’11 dicembre ha una forte emorragia alla gola. Il 24 dicembre fa la sua ultima apparizione al Metropolitan con Eléazar in La Juive, siglando un record: in scena per 863 rappresentazioni sul palcoscenico del tempio americano della lirica.Viene operato il 30 dicembre
al polmone sinistroCaruso decide di tornare in l’Italia. Appena in tempo. Qualche giorno a Sorrento e poi Napoli, dove muore il 2 agosto 1921, all’età di 48 anni.Enrico Caruso è sepolto a Napoli
in una cappella privata nel cimitero di Santa Maria del Pianto. Caruso resta l’artista lirico più ammirato e più ampiamente retribuito nella storia del canto operistico.